esitaziografie

“esitaziografia”

un dialogo grafico fra natura, movimento e essere umano.

La natura parla attraverso il movimento o l’assenza di movimento? La parola Animale, dal punto di vista etimologico, deriva dal latino anima (= soffio, respiro, aria che dà vita e dunque induce al movimento), ma allo stesso tempo è una parola connessa al greco ἄνεμος (= vento). Si definisce animale soprattutto colui che è capace di muoversi per sopravvivere, gli animali e gli uomini infatti si sono evoluti a partire da questa principale peculiarità: l’abilità nel fuggire. Le piante invece, da molto più tempo su questa terra, sono riuscite ad evolvere la loro sopravvivenza in funzione della loro incapacità di muoversi, risolvendo problemi pur rimanendo fisse al suolo.
Ho provato ad attaccare una penna ad alcuni rami di piante o alberi, lasciandola oscillare al vento proprio come se fosse un pendolo, sotto di essa i movimenti si sono registrati tramite l’inchiostro su un foglio di carta bianco. Quello che si ottiene dopo qualche ora non è tanto uno studio sul vento, né sui moti inconsci della pianta, piuttosto è uno studio sui “punti di esitazione”: ovvero le pause, le assenze di movimento, che generano macchie d’inchiostro più o meno larghe. Ecco perché della parola “Esitaziografia”: una mappa dello stare. Quando il ramo è immobile il segno si fa più deciso perché l’inchiostro si espande a partire da un solo punto. Questi segni per me sono molto importanti per parlare di movimenti e assenze di movimento e dunque per parlare in qualche modo anche di Anima, presente o assente che sia.

“Hesitography”

a graphic dialogue between nature, movement and human presence.

Does nature speak through movement, or through the absence of movement? Etymologically, “animal” comes from the Latin “anima” – breath, life, the spark that induces motion – and is also conceptually linked to the Greek ἄνεμος (ánemos) – wind. Animals, including humans, evolved around the ability to move in order to survive – to flee, to react. Plants, on the other hand, far older inhabitants of the Earth, evolved: solving problems while remaining rooted in place.
I attach a pen to branches and leaves, allowing it to oscillate in the wind like a pendulum. Beneath it, ink records these movements on paper. What emerges after hours is not a study of wind, nor a subconscious gesture of the plant; it is a study of points of hesitation – pauses, moments of stillness – where ink pools and thickens. This is why the project is titled Hesitography: a map of being-still. When the branch is motionless, the mark becomes denser, expanding from a single point. These marks are essential to me as traces of motion and non-motion – and, metaphorically, of the presence or absence of anima.